Articoli&interventi consigliati

Tutta un’altra storia, intervista a Radio Onda Rossa del 12 aprile 2023. Ampio confronto sul governo dei nostri corpi a partire dall’esperienza pandemica con la partecipazione dell’antropologa Stefania Consigliere e dell’antropologo Osvaldo Costantini. Gli interventi iniziano al minuto 9.44.

Carlo Caduff, “What went wrong: Corona and the world after the full stop“, Medical Anthropology Quarterly 34(4), 2020, 467-487, “Com’è stato possibile che un virus scatenasse una risposta così imponente da minacciare ancora la società e l’economia, con così poco dibattito sui costi e le conseguenze di misure estreme? Perché c’è un consenso generalizzato sul fatto che degli interventi aggresivi per ‘appianare la curva’ fossero necessari e giustificati? Sembra che questo esperimento di salute pubblica senza precedenti sia avvenuto senza la sufficiente riflessione sulle sue conseguenze sociali, politiche ed economiche. L’incapacità di considerare l’impatto di misure estreme diventate la norma in molti posti durante la pandemia da Covid-19 è stata sbalorditiva. La distruzione delle vite e delle forme di sostentamento nel nome della sopravvivenza ci perseguiterà per decenni”.

Sara Horton, “When the face becomes a carrier: Biopower, Levinas’s ethics, and contagion“, Revista portuguesa de filosofía, 77(2-3), 2021. “Controllati, non siamo responsabili di nulla: non portiamo noi il peso dell’incerta e difficile ricerca della giustizia; perché giudicare sugli interessi differenti non è compito nostro, bensì dello stato biopolitico. Criticare le operazioni del biopotere significa criticare l’idea stessa di mettere al sicuro la popolazione e di ridurre il rischio. Dove può portarci questa critica, è necessariamente incerto. Ma se vogliamo vivere in una comunità giusta, dobbiamo imbarcarci nella critica al biopotere e alla sua promessa di sicurezza – specialmente in tempo di pandemia, quando la cosa più facile è accettare le operazioni del biopotere come se fossero naturali”.

Jay S. Kaufman, “Science alone can’t heal a sick society“, New York Times 10 settembre 2021 (articolo originale). “Per recuperare la fiducia nella scienza, ci dev’essere fiducia nelle istituzioni in senso più ampio, e questo richiede un ragionamento politico. Chiaramente possiamo nominare tante problematiche specifiche per gli scienziati: il sistema del peer review sta andando a picco, la ricerca universitaria è infestata dalle pressioni della commercializzazione, eccetera. Ma questi sono i sintomi, non la malattia soggiacente. Il vero problema è semplicemente che le società malate hanno istituzioni malate. La scienza non è una riserva protetta in mezzo alle nuvole; è sepolta nel fango come tutto il resto”.

Leonardo Lippolis, “Green pass, passaporto per il futuro?“, Gli Asini, 1 maggio 2022: “Oggi in Italia alcuni diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione – tra cui quelli al lavoro e alla libera circolazione – non sono più garantiti dalla semplice cittadinanza, ma soggetti al possesso di questo nuovo passaporto digitale. Il 5 febbraio scorso, il coordinatore del Cts Franco Locatelli, nell’affermare che il green pass dovrebbe essere prolungato oltre l’attuale scadenza ufficiale prevista per giugno, ha esplicitamente citato la “premialità” insita alla tessera verde come un valore aggiunto e da rinforzare in ottica futura”. Si veda anche Nicholas Loubere, Stefan Brehm, “Il credito sociale cinese e l’era dell’algoritmo“, sempre su Gli Asini, 1 maggio 2022.

Intervista al rettore del Politecnico di Torino, “Cambiamo le regole sulla sospensione dei [non vaccinati], è punitivo escluderli dal lavoro“, Repubblica Torino, 29 gennaio 2022: “Il sistema dei tamponi offre comunque una garanzia di controllo. la necessità dell’obbligo vaccinale, oppure della guarigione, per avere il green pass rafforzato, pena la sospensione, non credo che porterà a grandi effetti positivi sulla percentuale di vaccinati. Perché ad esempio devo sospendere chi ora lavora in smart working e non è vaccinato? Eppure la legge lo prevede. Non ha contatti con altri colleghi o persone nel luogo di lavoro. Dal 15 febbraio si troverà sospeso se non si vaccinerà. Ecco, io spero in un ripensamento visto che la situazione pandemica è migliorata. Mi sembra che ci siano alzate diverse voci per chiedere un alleggerimento delle norme”. Qui l’articolo in PDF.

Investigating Vaccine Protest during the Covid-19 Pandemic: On Navigating and Interpreting Technocracy, Populism and Social Protest“, Call for papers (scaduta) di Partecipazione e Conflitto (PaCo), rivista di fascia A dell’Università del Salento. “As social scientists, we know that ‘science’ is a community of practice, and that its ‘truth’ is constructed and ever-evolving; how might this insight bear on attempts to interpret current rhetorical contests over vaccine ‘science’ and its meaning? While protests against vaccine policy are constructed in the public domain as ‘anti-science’, might not these social movements be interpreted as a request for participation in the elaboration and prioritizations of research agendas (Goldenberg 2016)? What do attributions of ‘populism’ mean when considering the shift toward technocratic and increasingly biopolitical forms of control and surveillance within Western liberal democracies? Given an anthropological understanding of ‘conspiracy theory’ as a form of reasoning in context — vs. a psychologized lack of reason — how can popular paranoia around vaccines be read in terms of popular trust, or lack thereof, in authorities and institutions, and as allegorical commentary on broken social contracts of the state?”

Stefania Consigliere, Alessandro Pacco, Cristina Zavarone, “Rieducational Channel: Il lockdown come dispositivo di rieducazione politica“, Carmilla Online, 5 febbraio 2022: “Si può pensare, per cominciare, all’immediato ristabilimento della pluralità (informativa, terapeutica, associativa, politica, ma poi anche, in senso pieno, antropologica) e a come avviare processi di ricostruzione collettiva di ciò che è andato distrutto, a partire dalla fondamentale possibilità di fiducia, vicinanza e solidarietà fra umani. Ma, soprattutto, bisogna cominciare subito a inventare soluzioni non violente, non autoritarie, non fasciste per le infinite questioni che si presenteranno nei prossimi decenni: dalla salute delle comunità all’autonomia di singoli e collettivi, dall’approvvigionamento energetico al cambiamento climatico, dalla qualità del cibo alla mobilità”.

Lettera aperta di 123 accademici ai magnifici rettori delle università di Firenze, Pisa, Siena sull’introduzione dell’obbligo vaccinale il 26 gennaio 2022: “Giova infine ricordare che la nostra Costituzione tutela il diritto alla salute, ma non lo pone al di sopra del diritto al lavoro e allo studio, né tantomeno al di sopra delle libertà personali. Tutti questi diritti devono essere bilanciati. Naturalmente l’epidemia va gestita con misure adeguate, ma senza rinunciare agli elementi cardine dello Stato di Diritto”

Appello “No Green Pass” dei docenti universitari, con 1140 firme istituzionali: “Molti tra noi hanno liberamente scelto di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, convinti della sua sicurezza ed efficacia. Tutti noi, però, reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione (art. 32: ‘Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana’) e con quanto stabilito dal Regolamento UE 953/2021, che chiarisce che ‘è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate’ per diversi motivi o ‘che hanno scelto di non essere vaccinate’”.

Andrea Zhok (filosofo, Università di Milano), “Il lasciapassare verde: tramonto o alba?“, L’antidiplomatico 26 gennaio 2022. “Se desidero guidare un’automobile, o portare una pistola, farò una domanda per ottenere una patente di guida o un porto d’armi. Guidare o portare un’arma sono “poteri ulteriori” che acquisisco rispetto alle persone che mi stanno attorno, e tali poteri possono mettermi nelle condizioni di esercitare una minaccia verso il prossimo. Le relative licenze vengono perciò erogate a seguito di una serie di esami volti ad assicurare l’idoneità, la capacità e l’equilibrio di chi potrà in seguito circolare su un’automobile o con una pistola. Se desidero ottenere una facoltà supplementare mi sottopongo ad un esame che rassicura la collettività intorno alla mia capacità di gestirla. Un passaporto vaccinale invece opera in modo inverso: anche se io non chiedo né pretendo nulla, esso mi sottrae alcuni diritti primari di cittadinanza, come i diritti di movimento o accesso, fino a quando io non abbia dimostrato di meritarli”.

ATTAC – Roma “Il codice di gestione della pandemia“, gennaio 2022: “Per il profilo istituzionale e politico-sociale, il perdurante shock pandemico stabilizza e rafforza lo stato di democrazia emergenziale, connotato dai processi di personalizzazione della politica, decretazione di urgenza ed ordinanze/decreti extra-ordinem, strumenti di assicurata speditezza decisionale ad alto impatto mediatico. I confini tra democrazia e autoritarismo sono incerti, in una logica sempre alimentata, nel corso del tempo fino ad oggi, da rinnovati e successivi allarmi emergenziali ( terrorismo, immigrazione, crisi del debito- spread…..fino al covid ) che rimuovono la “normalità democratica”, in particolare l’obbligo dello Stato di garantire i diritti sociali ed economici, quali il diritto alla salute attraverso la sanità pubblica, il diritto ad un lavoro dignitoso, il diritto alla casa, al welfare sociale”.

Andrea Zhok “Identikit del No-Vax o del come costruire un capro espiatorio“, Sinistra in Rete 4 dicembre 2021. “Per rendere in qualche modo visibile a tutti quelli che si sono esibiti in questi mesi in giudizi sprezzanti e aggressivi verso una minoranza, e per sperare che abbiano modo di ravvedersi (e anche, diciamolo, di vergognarsi), ho raccolto un po’ di testimonianze di persone che vengono etichettate come No Vax (…). Ne presento qui di seguito solo una ventina, perché alla fin fine cambia la forma del dubbio, cambia il problema personale, cambia la motivazione scientifica, ma resta una struttura di fondo. C’è una ricorsività legata a condizioni di salute che presentano incognite, e rispetto a cui non esistono studi disponibili. Dai casi che ho avuto modo di leggere l’atteggiamento ricorrente del ceto medico è stato quello di una sottovalutazione forfettaria: grandi pacche sulle spalle basate sul nulla, e spesso motivate in termini burocratici. Quello che resta come retrogusto è un kafkiano senso di impotenza di fronte ad una forma di bullismo di stato che nessuno credeva possibile”.

Stato di eccezione permanente“: report del dibattito all’OltrEconomia di Trento, dal 10 al 12 settembre 2021 al parco Santa Chiara. Intervento di Duccio Canestrini qui: ““È evidente che i grandi gruppi editoriali si sono allineati ad una vulgata governativa e si sono fatti portavoci del governo, con spinte zelanti e omissioni, con episodi di censura, e la creazione di un lessico bellico che è stato contestato fin dall’inizio della pandemia. Questo lessico da guerra e trincea è stata una scelta di comunicazione molto precisa, una tattica mediatica parabellica che non ha fatto bene a nessuno e che alla fine ha portato anche un generale a capo della gestione della pandemia”.

Luigi Pellizzoni (sociologo, Università di Pisa), Barbara Sena (Università San Tommaso D’Aquino, Roma), 2021. “Preparedness as Governmentality. Probing the Italian Management of the Covid-19 Emergency in Pandemic“, Sociologica. 15(3), 61–83. “The point is not so much that normalization changes the very character of the exception, which from a decisive political moment (as in Schmitt’s formulation) becomes a matter of everyday administration, as this feature may be claimed to be already present in the Nazi and the Fascist state. The point is rather that the current “economy” of the emergency does not follow an established pattern, being constantly readjusted to the fluctuations it itself contributes to engender in the socio-material collective comprised of humans and the virus. It is the task of critique — again in the Foucauldian immanent sense of raising the question of “how not to be governed like that, by that, in the name of those principles, with such and such an objective in mind and by means of such procedures, not like that, not for that, not by them” (Foucault 2007b, p. 44) — to shed light on power operations that are changing under our eyes while engendering ever-more devastating social and ecological consequences” (PDF)

Luigi Pellizzoni (sociologo, Università di Pisa), “Cronopolitica dell’eccezione. Pandemia e tardo capitalismo“, Scienza e Filosofia, 5 luglio 2021. “In questo modo la verità diviene retroattiva, non nel senso tradizionale del senno di poi, del passato riletto alla luce del presente, ma nel senso che è nell’anticipazione del futuro che il passato rivela la sua verità. Esso diviene un luogo di cose senza le quali ciò che è venuto a esistenza non potrebbe sussistere; senza le quali la minaccia non avrebbe potuto formarsi – anche se lo ha fatto proprio grazie all’azione compiuta. Questa vertiginosa struttura temporale distrugge ogni senso di linearità, ma anche di circolarità nel senso di un ritorno dell’uguale. La relazione dell’attore con il tempo assomiglia piuttosto a quella discussa da alcuni psicologi, dove passato, presente e futuro ‘si ripiegano all’indietro e in avanti come un origami giapponese, […] collassando l’uno sull’altro, emergendo l’uno dall’altro e determinandosi l’uno con l’altro'”.

Stefano Boni (antropologo, Università di Modena e Reggio Emilia), “Governamentalità pandemica: emergenziale, emotiva, scientifica, algoritmica“, Il Rovescio 22 agosto 2021. “Rispetto alle crisi precedenti, un cruciale salto di qualità del governo emergenziale è nella identificazione del pericolo: questo era identificato in un evento catastrofico (terremoto, tsunami, alluvione, eruzione vulcanica, etc.) oppure associato ad una particolare tipo di umanità ritenuta estranea per identità e valore (i nemici in guerra, i brigatisti, i terroristi islamici, i mafiosi, i migranti portatori di malattie e violenza); con la pandemia siamo tutti potenziali generatori di terrore, potenziali assassini virali. Il pericolo non è più associato ad un’alterità (naturale o umana) malevola ma è identificato nel vicino, familiare, collega di lavoro. Il nemico è in noi e intorno a noi, ubiquitario e impalpabile. Così concepito, il pericolo (inteso come potenziale causa di danneggiamento identificabile) lascia spazio all’angoscia generalizzata (intesa come minaccia generalizzata e quindi incontrollabile)”.

Thomas Fazi, Toby Green, “The left-wing case against vaccine mandates“, Unherd 28 gennaio 2022: “We don’t think there is anything progressive about the current move towards compelled — and in places mandatory — Covid vaccinations. These are discriminatory against minority communities, many of whom for historical reasons are suspicious of medicine and the state, and have had lower vaccine take-up rates. They are enormously costly, not only in economic terms, creating huge profits for the pharmaceutical companies rolling them out, with BioNTech, Moderna and Pfizer making between them over US$1,000 per second, but also in human resources terms — with thousands of health workers being pulled out of (already understaffed, in many cases) hospitals to run mass vaccination centres”.

Riflessione di un medico sospeso, su “Medicina e totalitarismo“, Le Saker Francophone, 16 aprile 2022: “Non è ammissibile che un medico amministri un prodotto sperimentale a una donna in età di procreare. Queste donne hanno di fatto una capacità limitata di ovociti che il medico non si permette di distruggere attraverso delle medicine, tranne che nel caso di cancro o malattia autoimmune che colpisca la funzionalità di un organo (insufficienza cardiaca, polmonare, epatica, renale, etc.), o che metta in rischio la vita. Questo comandamento si basa anche sulla scoperta che alcune molecole rimangono stoccate nell’organismo delle donne e causano malformazioni in caso di gravidanza. Ad esemmpio, l’acicretina usata per i problemi di cheratinizzazione è prescritta con uno stretto protocollo di prevenzione in gravidanza nelle donne giovani. Nel 2017 inoltre è stato scoperto che l’acicretina non rimane nel corpo per due anni bensì per tre. I medici sanno premunirsi contro l’incertezza delle conoscenze mediche, e, per quanto ne so, i dermatologi non prescrivono proprio più questa molecola alle donne giovani”

Julien Simard (antropologo medico, Università del Québec), “De la normalisation du gérontocide“, Pivot Québec 26 gennaio 2022. “Dans le capitalisme avancé, le gérontocide prend racine dans un cadre de pensée managérial, bureaucratique, néolibéral. Il émerge dans des conditions propices, telles que la passivité, le laisser-faire, l’impréparation, la non-assistance, le refus d’action, la dénégation, la non-attribution de ressources, le manque d’intérêt, le manque de communication, le mensonge, tout en étant galvanisé par l’âgisme systémique. Le gérontocide croît à l’ombre du regard de l’État, qui préfère regarder ailleurs : les personnes vieillissantes ont été « oubliées » dans les institutions de soins, elles meurent présentement seules à domiciles, et elles sont aussi laissées à elles-mêmes lorsque frappent les vagues de chaleur ou les catastrophes naturelles”.

Il passaporto vaccinale dev’essere abbandonato definitivamente“, Pivot Québec 15 febbraio 2022. Lettera aperta di antropologi, ricercatori e docenti in scienze sociali canadesi. “La question fondamentale est donc de savoir : dans quel genre de société voulons-nous vivre ? Voulons-nous normaliser ce genre de ségrégation spatiale pour des raisons sanitaires ou sociales, tout en approfondissant les inégalités socio-économiques ? Voulons-nous banaliser l’usage de dispositifs de surveillance et le contrôle de l’identité des personnes dans une multitude de lieux de la société civile ? Tout en continuant, évidemment, de privatiser un système de santé détruit par quarante ans de néolibéralisme et de nier l’ampleur de la catastrophe climatique qui se déploie sous nos yeux, rivés sur un code QR pour se donner bonne conscience”.

Une nouvelle religion vaccinale est née en Occident“, Tribune 12 dicembre 2021. Lettera firmata da 1,200 accademici. “La conclusion est fatale : le sauvetage par la vaccination générale est un mythe. Comme toutes les religions, il ne repose que sur la foi des croyants. La réalité, visible depuis plusieurs mois, est que la vaccination n’enraye nullement la propagation de l’épidémie. Et pour cause, il est bien établi que la vaccination n’empêche ni la contamination ni la transmission du virus”.

Wolf Bukowski, “Troia brucia: cronaca del secondo autunno pandemico“, Napoli Monitor 13 dicembre 2021. “La normalità perduta ci viene restituita trasformata, cioè deturpata, in stadi successivi di prevenzione sanitaria. Essa si estende nel tempo e nelle occasioni. Anche per l’influenza stagionale il governo usa ormai gli stessi dispositivi morali del Covid, invitando alla prevenzione per proteggere ‘te stesso e gli altri’, e non più puntando alla riduzione delle giornate di malattia sul lavoro come negli anni scorsi: si prefigura così facilmente un tempo in cui ogni influenza sarà drammatizzata come un Covid in minore. Di conseguenza, la possibilità di produrre pass diventa virtualmente replicabile all’infinito, e quindi altrettanto infinita la produzione di sans papier, di capri espiatori”.

Giovanni Iozzoli, “Immunizzati alla democrazia“, Napoli Monitor 11 ottobre 2021. “Ma perché questa benedetta sinistra di movimento ha preferito il basso profilo, dentro un evento democraticamente catastrofico come il Green Pass? Per il timore di passare per ‘No vax’? Forse qualcuno pensa che l’anomalia democratica in questo paese siano oggi quei movimenti che da settimane scendono in piazza reclamando il rispetto della costituzione? Sono loro il problema? O piuttosto un presidente-banchiere che viene acclamato dall’assemblea di Confindustria come nuovo minaccioso messia in terra? Bisognerebbe rispondere senza stare troppo a pensarci. Non è stagione da equidistanze”.

Gustavo Esteva, Aldo Zanchetta, 2021 “Transitare le pandemie con Ivan Illich” (recensione del 13 aprile 2021 su Comune-info; il libro si trova qui). “Si moltiplicano i racconti di quello che stanno facendo in basso gruppi e comunità contadine e urbane in tutte le parti del mondo. Non si tratta del ‘negazionismo’ pericoloso e irresponsabile, spesso mischiato con forme fasciste, razziste e sessiste di comportamento. Si tratta di una coscienza chiara del pericolo che il virus rappresenta e delle capacità che si possiedono per resistergli, facendo appello alla tradizione ma anche a modalità di sapere odierne. Così si osservano molteplici forme di giustapposizione di conoscenze formali e di saperi empirici che costituiscono ciò che Foucault aveva chiamato ‘saperi storici di lotta’. Si tratta di una combinazione di conoscenze e comportamenti radicati nell’e­spe­rienza, che resiste con efficacia all’imposizione di ‘verità scientifiche’ che si presume siano il fondamento delle politiche pub­bliche basate su un’atroce e universale iniezione di paura”.

Stefania Consigliere (antropologa, Università di Genova), Cristina Zavaroni (antropologa, etnopsichiatra), “La cognizione del terrore. Ritrovarci tra noi, ritrovare la fiducia che l’emergenza pandemica ha distrutto“, Giap 22 settembre 2021. “Qui c’è un’indicazione preziosa. Quando a venir meno sono le condizioni stesse dell’esistenza in comune, la conoscenza più utile non ha a che fare con dati oggettivi o modelli universali, ma con ciò che accade dentro le relazioni. È analogica più che deduttiva, qualitativa prima che quantitativa. Più che sulle somme e sulle mediane, si basa sui timbri e sulla lettura di segni; non si risolve in una tabella piena di cifre ma nella possibilità, anche minima, di trasformare il contesto e (ri)costruire le condizioni di fiducia”.

Deriva, “Greenpass, nuovi confini e le frontiere della paura. Contributo per un ragionamento collettivo“, Carmilla online, 29 luglio 2021. “Sono preoccupata del silenzio, della totale assenza di dibattito, della mancanza totale di spazi di discussione cui ci siamo abituati e di cui non sembra vediamo più gli effetti deleteri. Sono preoccupata dell’amnesia totale che vedo attorno a me: non ci ricordiamo più cosa dicevamo solo 12 mesi fa, quando da tante e tante parti leggevo non vogliamo tornare a quello che c’era prima, perché quello che c’era prima era il problema. Sembra che non riusciamo a imparare dalla storia, e che non siamo in grado di vedere la differenza che c’è, oggi come nel 1969, nel 1980 o nel 2001, fra incidente e strage, tra incidente accidentale, e concorso in strage”.

Stefania Consigliere (antropologa, Università di Genova), Cristina Zavaroni (antropologa, etnopsichiatra),Come siamo arrivati fin qui? Il contagio di un’idea di salute“, Giap 7 dicembre 2020. “Non c’è alcun bisogno di ipotizzare che quanto sta succedendo risponda a un piano qualchessia, dal momento che da sempre il capitalismo impiega le crisi – poco importa se piovute dal cielo o indotte – come volano. (E ad ogni modo, nell’orizzonte degli eventi detto ‘antropocene’, è ben difficile stabilire in che misura le epidemie siano esito di ricorrente sfortuna o effetto collaterale della distruzione ecologica.) Ma certo la risposta collettiva agli eventi ha dato preziose indicazioni a tutte le forze in campo che possono trarre vantaggio da un controllo ancor più stretto della popolazione”.

Philippe Descola (College de France), “Siamo diventati dei virus per il pianeta“, Le Monde 20 maggio 2020 (in italiano su Veramente): “Un fatto sociale totale è un’istituzione o degli eventi che mettono in movimento una società, che rivela le sue radici e i suoi valori, che scopre la sua natura profonda. In questo senso, la pandemia è un reagente che condensa, non le peculiarità di una società particolare, dato che si tratta di una società globale, ma alcune caratteristiche del sistema che governa il mondo attuale, il capitalismo postindustriale”.

Elisio Macamo (University of Basel), “The normality of risk: African and European responses to Covid-19“, Corona Times 13 maggio 2020: “Africans have always responded to crises by appealing to their vibrant social safety nets for protection and action. This is not a romantic view of the continent. It is a pragmatic acknowledgement of the continent’s real situation, one to which Africans have responded in resilient ways, even if at great human cost. Lockdowns, at least theoretically, weaken these safety nets by depriving individuals both of sources of livelihood as well as of opportunities for bonding”.

Stefano Portelli (antropologo, University of Leicester), “Le alternative infernali: cosa siamo stati costretti ad accettare durante la pandemia“, Napoli Monitor 9 giugno 2020 – Lo stato delle città n.4, pp. 17-19. “Isabelle Stengers e Philippe Pignarre le chiamano ‘alternative infernali’: ambiente o lavoro? Salute o Economia? Diritto alla casa o diritto alla proprietà? Sovranità o cosmopolitismo? Italiani o migranti? E così via. Ogni volta che ci troviamo “costretti ad accettare” un polo di una dicotomia di questo tipo siamo caduti vittima di un sortilegio, come lo chiamano loro; il discorso egemonico si è impossessato di elementi a cui non possiamo rinunciare, e li ha messi gli uni contro gli altri, obbligandoci a scegliere. Durante questa quarantena è successa la stessa cosa: siamo stati costretti a posizionarci ai due lati di una faglia immaginaria: da un lato i difensori della salute, dall’altro i difensori della libertà; da un lato i diritti degli anziani alla cura e alla protezione, dall’altro i diritti dei bambini all’istruzione e alla socialità. Ma come si può rinunciare a una qualunque di queste cose? Le alternative infernali si impongono su una società fluida, in cui le alleanze sono sempre possibili, e frammentano il discorso, favorendo sempre chi sta in alto”.

L’antropologia e il contagio da Coronavirus – spunti per un dibattito“, raccolta di articoli della primavera 2020 su Fareantropologia – il portale di antropologia culturale. “Questa “carica morale” attribuita al rischio non è un effetto secondario di una cattiva comunicazione o di un governo inadeguato che intende criminalizzare i cittadini: è un meccanismo che l’antropologia e la storia culturale conoscono bene, e che possono dunque contruibuire a comprendere un po’ meglio (e il riferimento di Moretti alla stregoneria – ‘una concezione quasi stregonica del paziente-zero’ – indica una affascinante direzione comparativa)”.

Osvaldo Costantini, “Noi la crisi (sanitaria) non la paghiamo“, Dinamopress 26 marzo 2020. “La narrazione ufficiale riesce in questi giorni a occultare ciò che è abbastanza palese: l’emergenza in atto non ha a che vedere soltanto con un “evento naturale”, ma con una questione politica. In sé l’epidemia non è né grande né piccola, è enorme rispetto alla scarsità dei posti letto a disposizione, che non sono dati dalla natura o dalla mano divina, ma all’opposto frutto di processi politici. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) negli anni Ottanta in Italia posti letto in ospedale erano 9,2 per 1000 abitanti. Dopo decenni di tagli, oggi sono 2,5 ogni 1000. I posti letto nella famigerata “terapia intensiva” erano 15 mila, oggi circa la metà. Ne consegue che l’emergenza non è “naturale”, ma politica. Frutto di un depotenziamento della sanità pubblica in favore di quella privata. La battaglia politica, infatti, gira intorno alla capacità o meno di rendere evidente questo dato”.

Stefano Mantegazza, “La dittatura degli intelligenti: quelli della megliocrazia“, Il Pedante, 13 luglio 2016 (sic!). “Il fenomeno sottostante, noto agli psicologi sociali come Effetto Rosenthal o Effetto Pigmalione, descrive la possibilità di indurre i comportamenti e/o le qualità di un soggetto rendendogliene manifesta l’aspettativa da parte di un’autorità o di una guida riconosciuta. Se i giornali scrivono che i cittadini più istruiti votano progressista perché sono saggi, questi ultimi tenderanno ad avverare la profezia votando progressista, sì da essere degni di annoverarsi tra i saggi. Collateralmente anche i meno istruiti, purché esposti alla narrazione, orienteranno le proprie opinioni verso il medesimo standard per assimilarsi ai migliori. In questo modo la descrizione mediatica diventa norma coattiva, avverando se stessa”.

Jonathan Friedman (University of California San Diego), intervistato da Maddalena Gretel Cammelli (antropologa, Università di Bologna), “Politicamente corretto: un regime morale conformista“, Il lavoro culturale 15 maggio 2018 (in inglese su Focaal Blog). “Il politicamente corretto come ho detto è un fenomeno generale in cui si ottiene il controllo sociale usando pensieri che associano idee che dividono il mondo tra ciò che può e ciò che non può essere detto. Questo emerge in periodi di instabilità in cui si teme di dire la cosa sbagliata, fenomeno spesso associato a un senso di vergogna. La vergogna è uno degli strumenti principali del politicamente corretto (…). Come fenomeno contemporaneo io lo collego a una situazione di declino egemonico che è in sé un periodo caratterizzato dall’emergere di una élite cosmopolita in una situazione di crescente polarizzazione di classe. Questa élite cosmopolita cerca di rafforzare il proprio potere, che è precario poiché non è realmente consolidato né accettato, in più modi: invocando un’immagine del mondo che supporti la propria avversione verso l’identità nazionale liberale; attaccando coloro che stanno perdendo la propria sicurezza sociale e che si lamentano della direzione della società e del fatto che si sentono completamente ignorati; categorizzando questi ultimi come rappresentanti del diavolo, e di razzismo, nazionalismo, fascismo.”