Scienze sociali e gestione pandemica: un invito al dibattito
Traduzioni: Français – English – Castellano
A SEGUITO DELL’INVITO AL DIBATTITO RIPORTATO QUI SOTTO, ED ALLA RACCOLTA DI ADESIONI CHE NE E’ SEGUITA, AD APRILE 2022 ABBIAMO ORGANIZZATO UN CONVEGNO A NAPOLI: TUTTI GLI INTERVENTI SI TROVANO QUI
Siamo un gruppo di scienziate/i sociali, appartenenti a diverse discipline, indipendenti o variamente inquadrati nelle università italiane o estere. Ciascuno di noi è quindi professionalmente abituato ai tempi lunghi della ricerca, alla verifica dei dati e delle fonti, alla responsabilità autoriale, al rigore argomentativo e al confronto con i colleghi. Siamo abituati anche a riconoscere i limiti, gli errori, le storture e la piattezza di narrazioni basate sull’uso opportunistico dei dati, sulla riduzione della complessità e su contrapposizioni manichee – che si tratti della versione mainstream o di narrazioni complottiste.
Proprio per la valenza critica e anti-egemonica delle nostre discipline, riteniamo che oggi chi le pratichi non possa eludere quantomeno una discussione aperta e franca sulle politiche autoritarie, discriminatorie e arbitrarie con cui il governo italiano, e non solo, sta affrontando la diffusione del Covid-19. Siamo coscienti del fatto che gran parte dei nostri colleghi e colleghe, implicitamente o esplicitamente, non abbiano considerato un problema il fatto che il governo abbia puntato esclusivamente sulla campagna vaccinale come via di uscita dalla pandemia. I vaccini anti-Covid sono utili per diminuire l’incidenza di morte e forme gravi di malattia per le persone anziane e/o con maggiori rischi; ma gran parte delle scelte politiche adottate in questi due anni hanno ignorato gli effetti sociali, politici e culturali delle misure prese in nome della salute pubblica.
L’intreccio fra pandemia e gestione della pandemia sta erodendo in profondità il mondo intorno a noi, irrigidendo la struttura delle soggettività che lo abitano e lacerando la trama relazionale fra umani, così come fra umani e non-umani, nonché i rapporti di fiducia e riconoscimento reciproco che chiamiamo “società”. Questa disgregazione avviene proprio quando l’enormità del collasso climatico richiederebbe all’umanità intera di mettere da parte divergenze, conflitti e interessi specifici, nel tentativo di evitare insieme una catastrofe ecologica. Non esprimerci a riguardo significherebbe colludere con la distruzione in corso.
Il discorso mediatico e la pianificazione degli interventi di contenimento della pandemia si sono basati esclusivamente sulle raccomandazioni di un gruppo esiguo e selezionato di specialisti in scienze mediche e biologiche, nonostante sia ovvio che tali disposizioni avrebbero dovuto essere adottate solo dopo un’attenta analisi della loro ricaduta sul tessuto sociale. Il peso soverchiante dato alle scienze biologiche, rappresentate sempre come detentrici di “verità” indiscutibili, ha ridotto il dibattito sulle decisioni politiche a un conflitto immaginario tra settori “pro-scienza” e “anti-scienza”. Un’intera branca della nostra disciplina, l’antropologia medica, sin dagli anni Sessanta studia la costruzione sociale della scienza medica, le definizioni di malattia e salute, gli effetti patogenici e patoplastici delle culture, mostrando con etnografie dettagliate quanto la medicina sia un campo di dibattito e scontro tra visioni culturali e politiche divergenti, spesso sottoposte a forti pressioni commerciali e abituate a legittimare le proprie contrapposte razionalità attraverso l’uso dei dati.
È proprio la consapevolezza dell’origine e destinazione umana dei fatti culturali, come la chiamò Ernesto de Martino, ad imporre che ogni scoperta e avanzamento scientifico, quale lo sviluppo in tempi rapidissimi dei vaccini per il Covid-19, sia sottoposto al vaglio della collettività attraverso la promozione di un dibattito sociale allargato al di là della ristretta cerchia dei tecnici. La politica e il dibattito pubblico sono determinanti strutturali della salute; le politiche sanitarie e la gestione della salute pubblica devono essere costantemente sottoposte ad una critica sociale che reclami il diritto all’interazione tra medici e pazienti, il diritto ad autodeterminare corpi, salute e terapie – come ci ha insegnato la critica culturale femminista – nonché il diritto ad attribuire ai decisori politici la responsabilità delle loro scelte.
Tutta un’altra storia
Noi, sottoscrittori di questo testo, abbiamo scelto di praticare le scienze sociali anche e soprattutto per la loro capacità di produrre sapere critico e di mettere a nudo le conseguenze nefaste delle strategie egemoniche. Ciò che abbiamo lungamente studiato, tutto il sapere prodotto dalle nostre discipline nell’ultimo secolo e mezzo, ci ha costruiti nelle menti e nei corpi. Oggi sentiamo una contraddizione lacerante tra la potenzialità delle scienze sociali di decostruire la narrativa emergenziale, e la loro mancata applicazione a quella che viviamo come una svolta repressiva di proporzioni storiche. Ci sembra evidente ormai che la gestione pandemica sia stata improntata fin da subito al primato del profitto e all’uso sistematico della violenza materiale e simbolica – soprattutto mediatica e istituzionale, ma anche militare – nei confronti della popolazione. La governamentalità pandemica si è dispiegata attraverso l’uso politico dei sentimenti di paura e angoscia, con l’abbandono al contempo dei malati e della sanità territoriale, l’incertezza esistenziale dovuta al continuo mutamento del panorama normativo, la spettacolarizzazione della morte, la militarizzazione del territorio, l’ampliamento della violenza strutturale e della diseguaglianza economica, l’ulteriore concentrazione del potere militare e finanziario, e la diffusione di forme odiose e perniciose di controllo e discriminazione. A fronte delle trasformazioni radicali indotte da queste politiche nelle relazioni sociali e nella vita quotidiana degli individui, la macchina amministrativa e burocratica della governance neoliberista non ha mai rallentato, anzi, si è fatta ancor più schiacciante. Una valanga di regolamenti, circolari, adempimenti, richieste, form, moduli, si è riversata su ogni ambito della vita pubblica, compresa l'università, facendo aumentare ulteriormente la quota di lavoro descritta da David Graber come bullshit jobs. In Italia questa gestione autoritaria ha raggiunto il suo apice con l'introduzione del green pass e la progressiva diffusione dell’obbligo vaccinale, a fronte dei dubbi che milioni di cittadini avevano e hanno di fronte a questi vaccini. Le critica e il dissenso sono sparite di fronte a una insistente retorica morale in cui il politicamente corretto e l’appello emergenziale all'unità nazionale si sono sostituiti alla ragione e alla dialettica. Tuttavia, con l'inizio di una nuova ondata di restrizioni a febbraio del 2022, sarebbe importante riconoscere pubblicamente che le politiche portate avanti finora (lockdown selettivi, controlli armati, zone a colori, tracciamento, green pass, obbligo vaccinale) non hanno avuto l'effetto annunciato sul contenimento del contagio - i dati ufficiali pongono l'Italia tra le nazioni con la più alta percentuale di morti attribuiti al Covid-19 da inizio pandemia - ma hanno avuto invece conseguenze devastanti sul tessuto sociale e politico del Paese. Il presupposto di una gestione pandemica che non ha precedenti nella storia umana, ovvero l'idea che l’umanità iper-tecnologica del terzo millennio abbia gli strumenti per tracciare e debellare un virus contagioso, si è rivelato una fallace illusione di superba onnipotenza. Oggi che i contagi sono totalmente fuori controllo, mantenere le misure adottate negli ultimi due anni, anzi sperimentare forme di segregazione sociale inedite per i non vaccinati, come si sta facendo in questi ultimi mesi, è ingiustificato e pericoloso, frutto di un perverso accanimento senza alcuna motivazione sanitaria. Il fallimento degli obiettivi annunciati viene nascosto con la riproposizione della logica del capro espiatorio: prima erano i runner, i bambini, gli asintomatici, i cinesi, i migranti, i no-mask, i “negazionisti”; oggi sono, per tutti, i no-vax, categoria stereotipata e generica, in cui si include addirittura chi non ha aggiornato le vaccinazioni nei tempi previsti, sempre variabili, e contro la quale sono state scatenate vere e proprie campagne d’odio mediatico promosso istituzionalmente, che stanno producendo profonde scissioni e infinito dolore nel corpo sociale. Sembra essere in azione una vera e propria stregoneria epistemologica, capace da un lato di deformare parole, numeri, analisi per continuare a difendere ciecamente un'impostazione coercitiva spinta al punto da non poter ammettere alcun ripensamento, dall’altro di trasformare ogni critica – per quanto autorevole e disciplinarmente fondata – in complottismo, ignoranza, “analfabetismo funzionale”, addirittura fascismo. L’accusa di essere fascisti è stata costruita per dipingere in modo disprezzante e fuori dal registro morale della nazione chiunque si opponga o anche solo ponga interrogativi. Riteniamo invece che i diritti difesi dalla Costituzione antifascista siano stati e siano messi a rischio da quelle stesse persone che hanno abdicato al dubbio e hanno urlato all’allerta antifascista. Il regime autoritario non è certo rappresentato da piazze composite e popolate, bensì da un governo di unità nazionale direttamente designato dalle élite finanziarie mondiali che gradualmente ma violentemente sta spezzando ogni libertà civile per poi insinuarsi nel corpo sociale con il virus del controllo reciproco, della diffidenza, del sospetto, del pensiero unico e della delazione. Tutta un'altra storia, insomma. I rappresentanti politici hanno evocato la strage in continuazione, fomentando intenzionalmente la paura come strumento per la costruzione del consenso. Questa necro-narrazione è stata utilizzata dallo stesso presidente Draghi, che il 22 luglio 2021 sostenne la campagna vaccinale affermando che l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire; non ti vaccini, contagi, muori, o fai contagiare e fai morire. È sorprendente che tra i numerosi colleghi che hanno lavorato per decenni su biopolitica e necropolitica, pochi li abbiano associati ai dispositivi terrorifici e di grande presa sull’inconscio collettivo quale il “codice nero”, il limite di occupazione delle terapie intensive dopo il quale i medici sarebbero costretti a decidere chi curare e chi lasciar morire. La sua applicazione è stata ventilata a dicembre 2021, quando l’occupazione delle terapie intensive era ben sotto le soglie di emergenza. Ci sembra evidente che il dibattito pubblico sia stato sistematicamente e intenzionalmente bloccato attraverso la continua riattualizzazione del trauma collettivo vissuto a marzo 2020, la cui icona sono i camion della Protezione Civile nel bergamasco carichi di cadaveri. Se l’obiettivo delle politiche fosse stato il benessere della popolazione, il dolore e la paura collettiva prodotta allora avrebbero dovuto essere integrati, stemperati e compensati con un’attenta comunicazione pubblica. Invece la violenza verbale dei rappresentanti delle istituzioni è stata tesa a mascherare decenni di politiche neoliberiste che hanno amplificato la crisi dei fondamenti sociali del mondo odierno. Malattia nella società o società malata? L’antropologia medica insegna che qualunque processo di gestione della malattia, sin dalla sua definizione, ha un implicito ideologico, radicato nel sistema cosmologico e negli assunti culturali di riferimento. La gestione del Covid-19 non è stata da meno. A prescindere dalla sua realtà fenomenica e quantitativa, essa si è dimostrata l’occasione per un’epocale ristrutturazione dei rapporti di produzione e una riplasmazione delle relazioni sociali mediante un’accelerazione delle torsioni autoritarie con cui è avanzato il capitalismo negli ultimi quattro decenni. Questo aspetto si nota sia nelle modalità con le quali sono state gestite le restrizioni al movimento, sia per come è stata portata avanti la campagna vaccinale, con l'obiettivo primo e ultimo di far riprendere produzione e consumi. L’obiettivo perseguito è stato quello di non fermare la macchina, di non danneggiare il profitto privato su grande scala: nel pieno dell’emergenza, quando i runner erano perseguitati con i droni in diretta televisiva e i piccoli negozianti costretti a chiudere, non hanno mai chiuso i cancelli delle grandi fabbriche del nord legate a Confindustria, già principale responsabile della mancata chiusura delle fabbriche della Val Seriana, uno dei focolai iniziali del Covid-19. Ma che il green pass avesse un ruolo immediato nella regolamentazione del rapporto tra le classi era chiaro sin da quando un rappresentante della principale organizzazione imprenditoriale italiana ha dichiarato che i non vaccinati erano i disertori di una guerra che solo la tenuta democratica consentiva di non fucilare al muro. Sul piano materiale, il green pass ha consentito di evitare cause per infortuni sul lavoro nel caso di contagio. Sul piano più generale e politico, ha prodotto un dispositivo distopico che aumenta il controllo sulla vita di lavoratori e lavoratrici, offrendo un ulteriore strumento di minaccia nelle mani dei datori di lavoro. Chi e quando deciderà che la fase di “emergenza” sarà passata? Le politiche emergenziali, in particolare il green pass, saranno ritirate o funzioneranno come un dispositivo di controllo e di governo che verrà riattivato periodicamente? Molte organizzazioni e movimenti di sinistra si sono impegnate a elaborare manifesti, programmi, proposte, affinché la diffusione del Covid-19, con i lutti e le sofferenze che ha portato, servisse da insegnamento: la pericolosità della malattia, infatti, è legata non solo alle caratteristiche del virus, ma anche allo stato di salute delle nostre società occidentali, e avrebbe permesso di ripensare in chiave collettiva l'intera gestione della salute pubblica. Anzitutto, è stato chiaro da subito che il Covid-19 ha effetti molto più gravi in persone affette da malattie non trasmissibili come ipertensione, obesità, diabete, malattie croniche cardiovascolari, respiratorie e tumorali, diffuse soprattutto nei paesi del Nord del mondo. In secondo luogo, l'azione del virus è potenziata dall'inquinamento e in particolare dall'esposizione al particolato ultrafine presente nell'atmosfera. In terzo luogo, il colossale spostamento di risorse dalla sanità pubblica a quella privata, accelerato proprio dalla pandemia, ha reso molto più difficile l'accesso e la protezione della salute soprattutto delle categorie più fragili della popolazione. L'illusione era che le classi dirigenti – politiche, imprenditoriali, mass media - finalmente rimediassero ai danni prodotti da decenni di inquinamento legale e di tagli alla spesa pubblica, così come dall’affidamento ai privati di crescenti fette di welfare, ad esempio rendendo le scuole capaci di operare nel nuovo contesto, aumentando le dotazioni di trasporto pubblico, riducendo l'inquinamento atmosferico. Due anni dopo questa illusione si è rivelata fallace. Le politiche sono andate in una direzione completamente differente; la spesa pubblica italiana in sanità è ancora molto al di sotto della media europea, il PNRR prevede che scenderà ancora dopo l'aumento del 2021, mentre il processo di privatizzazione sta diventando sempre più strutturale. Quello che qui ci interessa notare è una contraddizione ulteriore: se il sistema sanitario nazionale era nato – in particolare nelle sue esperienze più avanzate e consapevoli – con l'idea che un elemento imprescindibile della salute fosse costituito dalla democrazia e dalla partecipazione delle comunità, oltre che (e più che) dall'utilizzo massiccio di farmaci, l'approccio governativo al contenimento della crisi sanitaria ha avuto caratteristiche opposte. Non si è puntato sul “coinvolgimento” partecipativo dei territori, non si è posta attenzione alle disuguaglianze sociali. Al contrario, con l'introduzione del green pass la promozione della “salute” è stata perseguita esclusivamente attraverso misure che avrebbero dovuto limitare la circolazione del virus attraverso la compressione del diritto alla mobilità e al lavoro per milioni di persone: esattamente l'opposto dell'idea di salute come partecipazione democratica e lotta alle disuguaglianze sociali. Tra il definanziamento del sistema sanitario pubblico e utilizzo di strumenti di controllo sociale come il green pass vi sono nessi sia teorici sia concreti: da un lato, le difficoltà del sistema sanitario pubblico – dovute anche ad anni di tagli – sono la giustificazione per l'utilizzo di strumenti di controllo (“è necessario evitare di intasare le terapie intensive”); dall'altro lato, il green pass scarica sui cittadini la responsabilità della diffusione del contagio piuttosto che chiamare in causa le scelte terapeutiche nazionali e l'efficacia degli ospedali. Le misure di gestione del Covid-19 riescono a mantenere una loro legittimità perché non vengono mai contrapposte a un’analisi esaustiva della loro iatrogenesi, ovvero dei loro effetti collaterali nocivi: medici (ritardi cronici nelle analisi diagnostiche, negli interventi chirurgici, complicazioni dovute alla paura a recarsi in ospedale, effetti collaterali dei vaccini, ecc.); psicologici (aumento vertiginoso dei casi di depressione e ansia, soprattutto nelle fasce di età più giovani, diffusione della percezione di chi ci sta accanto come una potenziale fonte di contagio, ecc.); sociali (produzione di disoccupazione e povertà, strozzamento delle piccole attività produttive e commerciali, odio sociale e discriminazione), politici (continue sospensioni arbitrarie di diritti costituzionali, introduzione di inediti sistemi di controllo digitali di massa, stigmatizzazione del dissenso.); epistemologici (fidelizzazione obbligatoria di ricercatori e accademici, derisione pubblica di ogni posizione critica, ecc.). L’uso intenzionale della violenza frantuma la resistenza psico-fisica dei soggetti e produce adesione alla cosmovisione del torturatore. Come società, siamo stati violentati al punto che adesso sembra impossibile immaginare un diverso modello di gestione della crisi sanitaria da Covid-19. Eppure, risposte intelligenti e praticabili alla crisi pandemica sono state avanzate da molte realtà (di ricerca, di azione sociale, di attivismo politico) fin dalla tarda primavera 2020. Una diversa gestione della crisi – una gestione non violenta – era possibile fin dall’inizio e avrebbe avuto tutt’altri risultati. Prospettive altre sulla pandemia. Per un modello non-violento di salute pubblica Come etnografi, in questi due anni abbiamo dovuto restare lontani dalle popolazioni che molti di noi hanno frequentato a lungo, ai quattro angoli del mondo. Che ne è stato di loro, in questa situazione? In 70 paesi del mondo 370 milioni di persone appartenenti alle popolazioni cosiddette “indigene” sono stati investiti dello stesso modello che è stato imposto a noi maggioranze occidentali: l’onda d’urto della narrazione pandemica è stata globale. Le misure di isolamento e distanziamento presso popolazioni che praticano la socialità di gruppo hanno prodotto un aumento della fragilità e della dipendenza; la violenza della gestione pandemica ha accelerato lo sconvolgimento dei sistemi alimentari e il travolgimento delle medicine locali; ha causato l’interruzione del lavoro (che spesso consiste in servizi informali e alla persona) e la difficoltà di ricevere e aggiornare informazioni culturalmente adeguate e nelle lingue locali; ha indotto isolamento e alienazione. In questo modo, si sono ulteriormente aggravate le disparità di salute legate a "razza", status economico e impatto della colonizzazione, mentre la “cattiva sorveglianza” veniva esacerbata con pestaggi, multe eccessive e carcere. Con l’attenzione dei governi concentrata solo sulla pandemia, diversi attori ne hanno approfittato per realizzare attività minacciose per molte popolazioni fra cui la dis-istituzionalizzazione delle riserve, l’occupazione di terre indigene, l’intensificazione delle attività estrattive, il maltrattamento dei migranti, l’aumento delle appropriazioni di terre (land grabbing). Tuttavia, in molti luoghi le popolazioni si sono autorganizzate e hanno trovato soluzioni autonome alla crisi: dall’autoproduzione dei dispositivi di protezione all’uso di rimedi medicinali locali per rafforzare l’immunità delle persone e della comunità. In Chiapas, la risposta alla pandemia ha comportato una dichiarazione di allarme rosso di alcune comunità sotto il comando dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, in cui nessuno poteva più entrare o uscire, e chi rientrava nella propria comunità da zone turistiche era obbligato a osservare un periodo di quarantena prima di raggiungere la propria famiglia. Questo, però,non si è tradotto in una gestione individualizzante della malattia: nessun malato è stato isolato in casa, ma medici e promotori della salute andavano casa per casa dove ci fossero segnali di Covid-19. Le popolazioni si sono spesso opposte anche a un semplice trasferimento negli ospedali “del governo”. Si sono costruiti dei protocolli semplici e si è proceduto a fare diagnosi su base clinica, cioè a partire dallo studio dei sintomi (i tamponi sono disponibili a prezzi esorbitanti solo in centri urbani lontani). Le popolazioni si sono curate utilizzando farmaci di facile reperibilità e di costo accessibile, senza negare la validità delle tradizioni locali di cura legate ai saperi tradizionali, all’uso di piante e ritualità specifiche. Non è possibile comprendere l’attuale diffidenza nei confronti delle campagne vaccinali attuali senza considerare i gravissimi crimini di cui le case farmaceutiche si sono già rese responsabili ai danni delle popolazioni indigene. Proprio Pfizer nel 1996 sperimentò un farmaco anti-meningite non approvato sulla popolazione Hausa nigeriana, uccidendo e rendendo invalidi decine di bambini e bambine locali. La reazione di indignazione collettiva a questa infamia neoliberale, documentata anche dagli etnografi (soprattutto locali) portò al rafforzamento dei protocolli di consenso informato che sono ora parte dei requisiti etici scientifici fondamentali. Non fu la casa farmaceutica, ma il dibattito pubblico sulle sue azioni, che fece avanzare la scienza. Le battaglie per l’accesso universale alla salute devono considerare anche questa diffidenza giustificata verso la biomedicina nei contesti colonizzati: all'inquestionabile rivendicazione di liberalizzare i brevetti dei vaccini per garantire la possibilità di scelta universale, dobbiamo accompagnare l'assoluto rifiuto verso i progetti di vaccinazione obbligatoria di massa di cui l'Italia sembra essere capofila, per non trasformare una giusta rivendicazione di uguaglianza in una retorica che legittima le stesse pratiche economiche neocoloniali promosse dai think-tank finanziati dalle case farmaceutiche. Applicato alle nostre latitudini, un modello non-violento di gestione pandemica avrebbe comportato, come minimo, una comunicazione mediatica improntata a ragionevolezza, pacatezza e informazione; il potenziamento della sanità territoriale e, attraverso di essa, la sperimentazione di protocolli di cure primarie contro il Covid-19 ben al di là della “vigile attesa” ancor oggi raccomandata; la libertà di scelta terapeutica; la valutazione di tutte le alternative terapeutiche in base alla loro efficacia non solo in vitro, la promozione delle risorse di salute di singoli e collettivi (miglioramento della dieta, promozione dell’attività fisica, massima diffusione di competenze auto-terapeutiche di base, attivazione di reti di sostegno e mutuo aiuto); nonché, naturalmente, interventi strutturali a favore dell’edilizia scolastica, del trasporto pubblico, dei pensionamenti anticipati, del risanamento ambientale. Libertà di ricerca e ruolo sociale dell’Università In Italia – unico paese al mondo - anche la libertà di ricerca e l’insegnamento universitario sono sottoposti al ricatto dell’obbligo vaccinale: in questo modo si disciplina il corpo docente eliminando dalle università il dissenso sulla gestione pandemica. L'alternativa tra assumere un farmaco o rinunciare al proprio lavoro come conseguenza dell’introduzione del lasciapassare vaccinale mette in gioco questioni fondamentali che riguardano il rapporto tra stato e società, tra sfera pubblica e sfera privata, tra corpi individuali e corpo sociale, tra legge e legittimità, tra produzione del sapere ed esercizio del potere. Sono tutti temi su cui l’antropologia lavora da decenni ed è proprio sulla base delle conoscenze accumulate dalla disciplina che oggi ci sentiamo legittimati, e quindi obbligati, a prendere una posizione. In primo luogo, al di là delle nostre specifiche visioni e decisioni personali sulla questione dei vaccini, la nostra solidarietà va a chi, in questi ultimi mesi, ha subito pressioni intollerabili come conseguenza delle scelte relative alla propria salute, al punto da ritrovarsi in alcuni casi obbligato/a a lasciare il lavoro o l’attività di ricerca (la libera scelta terapeutica, ricordiamolo, è garantita dalla Costituzione italiana e sancita anche dal Parlamento Europeo). Per una comunità scientifica che si basa quasi interamente sulla condivisione e la comparazione dei risultati di ricerche individuali, la rinuncia di un collega rappresenta un danno irreparabile per tutte/i. Nessuna giustificazione ragionevole di tipo epidemiologico o emergenziale può compensare queste perdite e queste ingiustizie. Soprattutto, crediamo che l’Università debba ribadire la sua indipendenza, come istituzione, dalle scelte governative; per il benessere reale del tessuto democratico di un paese, non si può promuovere la lealizzazione forzata di tutta la sua classe intellettuale. Il pensiero critico, il dubbio, il confronto e la dialettica sono l'essenza della democrazia, e sono indispensabili al benessere di qualunque corpo sociale. Per questa ragione, chiediamo a tutti i colleghi (dentro e fuori l’università, strutturati e precari) che abbiano voglia di discutere a partire dalle considerazioni qui espresse di battere un colpo, di sottrarsi alla criminalizzazione del dissenso che ci sta paralizzando e di provare ad applicare al nostro presente gli strumenti sui quali ci siamo lungamente allenati altrove. In chiusura lanciamo una call per un seminario aperto che terremo in primavera, su queste tematiche. Chiediamo a chi fosse interessato a portare un contributo al dibattito, un’esperienza o un esempio specifico, di mandare per mail un abstract di 200 parole e una breve nota biografica a contatti@tuttaunaltrastoria.info. Sarà nostra premura rendere noto a breve luogo e data del seminario, che avverrà comunque nel mese di marzo o aprile 2022 e in Italia. Le tematiche che intendiamo affrontare riprendono tutti i punti affrontati in questo documento. Varie parti d’Italia, 1 febbraio 2022 Stefano Boni Nadia Breda Maddalena Gretel Cammelli Duccio Canestrini Stefania Consigliere Osvaldo Costantini Mimmo Perrotta Stefano Portelli Cecilia Vergnano Cristina Zavaroni A SEGUITO DELL'INVITO AL DIBATTITO RIPORTATO QUI SOPRA, ED ALLA RACCOLTA DI ADESIONI CHE NE E' SEGUITA, AD APRILE 2022 ABBIAMO ORGANIZZATO UN CONVEGNO A NAPOLI: TUTTI GLI INTERVENTI SI TROVANO QUI
500 PERSONE HANNO ADERITO A QUESTO INVITO:
1 | Luigi Pellizzoni | Professore ordinario, Dipartimento di Scienze Politiche, Università di Pisa |
2 | Luca Fazzi | Professore ordinario, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento |
3 | Alessandra Persichetti | Prof.ssa Associata, Antropologia Culturale, Università per Stranieri di Siena |
4 | Salvatore Paolo De Rosa | Lund University Center for Sustainability Studies (LUCSUS), Svezia |
5 | Antonietta Di Vito | Antropologa, ambientalista, scrittrice, insegnante. |
6 | Francesco Damiani | Ricercatore astronomo, Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) |
7 | Roberto Badel | Tecnologo, ISTAT |
8 | Maria Rosaria Prisco | Geografa |
9 | Ugo Bardi | Chimico, docente presso Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Università di Firenze |
10 | Luca Ciurleo | Antropologo, ricercatore indipendente |
11 | Serena Caroselli | Antropologa, Università degli Studi Federico II di Napoli |
12 | Rosanna Gullà | Antropologa, ricercatrice indipendente |
13 | Ulrike Viccaro | Storica orale, ricercatrice indipendente |
14 | Alberto Di Cintio | Ricercatore in quiescenza del Dipartimento di Architettura, Università di Firenze |
15 | Laura Stancampiano | Ricercatrice confermata, Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Università di Bologna |
16 | Stefano Dumontet | Professore ordinario, Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università degli Studi di Napoli Parthenope |
17 | David Conversi | Professore, psicobiologia, Sapienza Università di Roma |
18 | Olindo Ionta | Antropologo |
19 | Davor Antonucci | Professore associato, Dipartimento di Studi Orientali, Sapienza Università di Roma |
20 | Domenico Fiormonte | Ricercatore, Scienze Politiche, Università Roma Tre |
21 | Valentina Fenu | Giornalista |
22 | Sandro Coccoi | (ex) Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura |
23 | Daniele Porretta | Professore associato di Ecologia, Sapienza Università di Roma |
24 | Marco Cosentino | Professore ordinario, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi dell’Insubria |
25 | Leonardo Vignoli | Professore Associato, Dipartimento di Scienze Università Roma Tre |
26 | Paola Minelli | Ricercatrice indipendente |
27 | Anna Tozzi Di Marco | Ricercatrice indipendente |
28 | Valentina Rossi | Ricercatrice in Slavistica, Università degli Studi di Firenze |
29 | Francesco Pigozzo | Professore associato, Università eCampus |
30 | Daniela Martinelli | Ricercatrice indipendente |
31 | Genny De Fazio | Insegnante scuola primaria |
32 | Stefano Colangelo | Professore associato, Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica, Università di Bologna |
33 | Francesco Bordino | |
34 | Andrea Careggio | Psicologo psicoterapeuta |
35 | Mariangela Albano | Università di Cagliari, Professore associato |
36 | Giulio Bosani | Libero pensatore |
37 | Olga Dalia Padoa | Traduttrice letteraria dall’ebraico e dall’inglese |
38 | Rugiada Grignani | |
39 | Marie-Helene Freville | Storica/ formatrice |
40 | Lucia Montefiori | Antropologa |
41 | Clementina Villani | Statistico |
42 | Linda Armano | Antropologa |
43 | Pietro Bizzini | Insegnante, pedagogo e teologo |
44 | Paolo Moscogiuri | Architetto, impegnato nella lotta al superamento delle barriere architettoniche. Autore del libro: ” La Città fragile”, e di numerosi articoli sul tema. |
45 | Enrico Schirò | Insegnante Storia e Filosofia nei Licei |
46 | Daniela Di Gennaro | Personale tecnico amministrativo |
47 | Gianluca Capitani | Universita’ di Bologna, matematico |
48 | Adelina Soldi | Ricercatrice indipendente |
49 | Marta Menghi | Ricercatrice indipendente, insegnante |
50 | Isabel Farina | Antropologa |
51 | Tina Nastasi | Insegnante di Geografia |
52 | Eleonora D’Agostino | Antropologa |
53 | Mario Giambelli Gallotti | Libero pensatore, avvocato in pensione di anzianità |
54 | Paola Olivieri | Libera pensatrice |
55 | Barbara Ciaglia | Amministrativo Università Sapienza Roma |
56 | Simona Massaro | Sociologa, funzionario Ass.Welfare Regione Emilia-Romagna |
57 | Bruna Felici | analisi sociali sui temi dell’energia presso l’ENEA |
58 | Fabio Parascandolo | Geografo, Università di Cagliari |
59 | Marilena Muratori | Maestra e dottoranda all’Università Complutense di Madrid |
60 | Riccardo De Cristano | Dottorando in Antropologia |
61 | Alessandro Zini | Ricercatore ENEA |
62 | Soledad Nicolazzi | Attrice, regista |
63 | Paolo Calatozzo | Funzionario Tecnico Chimico |
64 | Clara Raimonda Marinelli | Titolare di galleria d’arte |
65 | Paolo Calatozzo | Funzionario Tecnico Chimico |
66 | Anna De Martini | Musicista |
67 | Nicoletta Maiocco | Università, direzione biblioteca |
68 | Davide Facheris | Formatore Comunicazione Nonviolenta, Facilitatore, Mediatore |
69 | Carles Sanchez Riera | Ricercatore al dipartimento AHFMO, Sapienza Roma. |
70 | Pierlucio Cocco | Immune dal morbo dell’isteria dominante |
71 | Andrea Buchetti | Dottorando in Antropologia, Sapienza Roma |
72 | Andrea Priori | Fulda University, ricercatore associato |
73 | Federica Cappelluti | Prof.ssa associata, Politecnico di Torino |
74 | Francesco Maiello | Storico-giornalista-docente-scrittore |
75 | Patrizia Corrias | Collaboratore tecnico ENEA, Ufficio studi e valutazione delle tecnologie energetiche |
76 | Andrea Mattarollo | Laurea in Semiotica, studio continuo |
77 | Niso Tommolillo | Antropologo e scrittore |
78 | Silvia Antinori | Antropologa, dottoranda, Sapienza Roma |
79 | Cecilia Pancotti | Docente |
80 | Lorenzo Dominici | CNR NANOTEC, ricercatore |
81 | Daniela Danna | Ricercatrice in Sociologia presso l’università del salento |
82 | Barbara Badaracco | Progettista sociale |
83 | Paolo Barrucci | Professore associato di Sociologia generale (sps/07) Università di Firenze |
84 | Riccardo Lonetto | Neolaureato in Antropologia culturale ed etnologia, Università di Bologna |
85 | Alessandro Mengozzi | Ricercatore indipendente, geografia sociale, teorie e tecniche partecipative |
86 | Gabriella Paolucci | Professoressa associata di Sociologia, Università di Firenze |
87 | Simone Moraldi | PhD Pedagogia del cinema e degli audiovisivi, Film Literacy & Audience Development |
88 | Marta Cialdea | Professore associato, Dipartimento di Ingegneria, Università degli Studi Roma Tre |
89 | Deborah Favarato | Ingegnere chimico, Tecnico della Sicurezza e formatrice |
90 | Sara Pajossin | |
91 | Ilaria Eloisa Lesmo | Antropologa, docente a contratto Università di Torino |
92 | Raffaella Pocobello | Ricercatrice |
93 | Vincenzo Talerico | |
94 | Tatiana Grifoni | |
95 | Guido Manzi | |
96 | Natalia Mancini | Docente |
97 | Alexandre Madurell | Informatico |
98 | Luigi Balsamini | Bibliotecario, Università degli Studi di Urbino |
99 | Angela Attianese | Ricercatrice indipendente, Formatrice e facilitatrice in Comunicazione Nonviolenta secondo M. B. Rosenberg |
100 | Luigi De Iaco | Ricercatore Istat, economista, esperto di statistiche per le politiche di sviluppo |
101 | Francesca Palazzi Arduini | Blog Rimarchevole |
102 | Mario Cichero | Fisico |
103 | Massimo Blonda | Ricercatore CNR |
104 | Jerry Diamanti | Fondatore di Matrika Consciousness Development, Biologo, Ricercatore indipendente |
105 | Serena Terzani | Bibliotecaria, Università degli Studi di Firenze |
106 | Ilaria Stefani | Dottoranda, Università di Padova |
107 | Comune.info redazione | Sito web di notizie |
108 | Luisita Fattori | Laurea in Scienze dell’Educazione, facilitatrice e mediatrice in comunicazione nonviolenta |
109 | Irene Russo | Ricercatore CNR |
110 | Elisa Lello | Ricercatrice in Sociologia, Università di Urbino |
111 | Davide Sparti | Università degli studi di siena, professore associato |
112 | Leonardo Capozzo | Università di Roma La Sapienza, studente di Storia, Antropologia e Religioni |
113 | Diego Martini | Ingegnere elettronico |
114 | Carlo Fasani | Lavoratore trasporti |
115 | Gabriele Attilio Turci | Già docente Scuola Statale – in pensione – libero pensatore |
116 | Benedetta Marchiori | |
117 | Anna Passoni | |
118 | Eugenio Mario | Università di Padova – Tecnico di Laboratorio |
119 | Giandomenico Giannetto | Naturopata, ex studente di medicina, founder di Medicina a piccole dosi |
120 | Daniele Benzi | Instituto de Altos Estudios Nacionales (Ecuador) |
121 | Riccardo De Benedetti | Scrittore, giornalista, editore |
122 | Giampietro Gobo | Professore ordinario di Sociologia, Università degli Studi di Milano |
123 | Carlo Declich | Ricercatore Istat |
124 | Corrado Mezzina | Commerciale Farmaceutico |
125 | Andrea Zarrilli | |
126 | Vilma Berta | Consulente Advisor Finanziario |
127 | Patrizia Papasergio | Libera pensatrice |
128 | Sandra Capri | Ricercatrice indipendente studi su società matriarcali |
129 | Elva Cecconi | PhD in biologia ambientale e docente scuola secondaria |
130 | Valentina D’Ippolito | Pasticcera |
131 | Marina Moriconi | Docente |
132 | Patrizia Mattuzzi | Cittadino |
133 | Zeno Falzi | Cittadino |
134 | Gaspare Nevola | Professore ordinario, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento |
135 | Elena Hileg Iannuzzi | Storica, libera pensatrice, cittadina attiva. |
136 | Roberto Ongaro | |
137 | Adriano Pilotto | |
138 | Renato Mazzolini | ex Professore ordinario di Storia della scienza, Università di Trento |
139 | Vincenzo Paglione | Professore di lingua e cultura spagola |
140 | Annalisa Bosco | Cittadina |
141 | Cesare Battistelli | Insegnante sospeso di storia e filosofia |
142 | Stefano Petroni | |
143 | Enea Delfino | Antropologo culturale |
144 | Elisabetta Grande | Professore ordinario di Diritto comparato, Università di Torino |
145 | Chiara Cecchetti | Cittadina (complottista/analfabeta funzionale con laurea in Scienze Sociali e Scienze Religiose) |
146 | Caterina Sciariada | Antropologa |
147 | Paolo Bartolini | Analista filosofo, formatore, saggista |
148 | Fabio Trabattoni | Stufo |
149 | Monica Vichi | Ricercatrice – statistico epidemiologa |
150 | Gina Russo | Mediatrice linguistico culturale |
151 | Monica Prato | Psicoterapeuta |
152 | Deborah Lucchetti | Campaigner, attivista per i diritti umani |
153 | Marco Graziani | |
154 | Marilisa Cazzaniga | Psicologa |
155 | Massimo Picardi | Avvocato |
156 | Rossella Ortolani | Insegnante scuola primaria |
157 | Selena Manzoni | Danzatrice |
158 | Rocco D’Emilio | |
159 | Virgilia Toccaceli | Ricercatrice sociologa bioeticista |
160 | Maria Grazia Ponzi | Sociologa, ex docente di Tecniche della comunicazione e di Economia aziendale |
161 | René Verneau | Sociologo |
162 | Gabriele Bersani Berselli | Linguista, professore associato SSD L-Lin/01 Glottologia e Linguistica presso il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna |
163 | Martina Marino | Docente, laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni specializzata in risorse umane e psicologia legale |
164 | Dino Mengucci | Contadino |
165 | Ilaria Bracaglia | Antropologa, dottoranda in Storia |
166 | Mauro Van Aken | Antropologo, Professore associato, Università degli Studi Milano Bicocca |
167 | Domenico Matarozzo | |
168 | Arianna Toccaceli | |
169 | Laura Corradi | Ricercatrice, Università della Calabria |
170 | Piero Pillon | Personale T-A Università degli studi di Siena |
171 | Mia Lecomte | Poetessa, scrittrice |
172 | Gioel Pavan | Psicoterapeuta |
173 | Carla Agrario | Interprete e traduttrice laureata a SSLIMIT Forlí, |
174 | Paolo Cacciari | Giornalista |
175 | Marco Arturi | Giornalista, divulgatore |
176 | Donatella Guarino | Insegnante |
177 | Daniele Miccoli | Agente di commercio |
178 | Marta Becco | Facilitatrice yoga e meditazione |
179 | Laura Anna Ballerio | Counselor |
180 | Loredana Frasca | Ricercatore ISS |
181 | Gianluca Accorsi | Ricercatore CNR |
182 | Federica Monaco | Insegnante |
183 | Chiara Francese | Osteopata pediatrico |
184 | Federica Rigliani | Docente |
185 | Sabina Cavarero | |
186 | Eva Giuliani | Docente Scuola Secondaria di Secondo Grado |
187 | Francesco Brini | Musicista |
188 | Guido Viale | Associazione Laudato sì |
189 | Stefania Giordano | Impiegata |
190 | Gabriella Biscaro | |
191 | Dimitris Argiropoulos | Docente Università di Parma |
192 | Caterina Casalino | Imprenditore |
193 | Germano Bonaveri | Cantautore, musicista |
194 | Cristina Settimi | Psicoterapeuta |
195 | Fabio Parenti | Libero pensatore |
196 | Gianmarco Toccaceli | Studente Ingegneria Meccanica |
197 | Glauco Piccione | Antropologo e fumettista, ricercatore indipendente |
198 | Serena Pecci | Ex assistente sociale, ora nutrizionista in formazione e titolare di agenzia sviluppo web. |
199 | Sergio Bellavita | Sindacalista |
200 | Massimo Angrisano | |
201 | Oscar Nanni | Pensionato |
202 | Margherita Ciervo | Professore Associato Geografia economico-politica, Università di Foggia |
203 | Antonio Marchi | Libero |
204 | Dafne Crocella | Antropologa, scrittrice e curatrice d’arte contemporanea |
205 | Lidia Manzone | |
206 | Camilla Paolucci | Studentessa di antropologia |
207 | Elisa De Sanctis | Maestra scuola primaria |
208 | Silvia Zaccaria | Antropologa indipendente |
209 | Sara Urgeghe | Docente scuola media |
210 | Francesco Panié | Giornalista e campaigner |
211 | Nicoletta Crocella | Associazione Stelle Cadenti, artista, scrittrice, assistente sociale e formatrice |
212 | Giorgio Antonio Michele Coluccia | Sociologo |
213 | Carlo Perazzo | Antropologo |
214 | Martina Fadda | Musicista |
215 | Rosario Grillo | Insegnante di Filosofia in pensione |
216 | Maurizio Sacconi | Cittadino |
217 | Giulia Rossi | Sanitaria (sospesa!) libera professionista |
218 | Maria Vittori | Laurea in filosofia insegnante in quiescenza |
219 | Simona Paravagna | Biologa, Antropologa, Operatrice medicina cinese |
220 | Riccardo Buonanno | Dottorando in Ecologia Politica, Università di Coimbra |
221 | Elisabetta Confaloni | Filosofa bioeticista |
222 | Giuditta Pellegrini | Fotografa e giornalista |
223 | Alessia Balucanti | Apicoltrice |
224 | Emanuele Cerquiglini | Artista indipendente, libero pensatore |
225 | Marinella Correggia | Apolide dal 1991 (guerra del Golfo) |
226 | Enrico Euli | RTI, Univ. di Cagliari |
227 | Silvia Cervigni | Docente scuola superiore |
228 | Niccolò Bertuzzi | Ricercatore in Sociologia, Università di Trento |
229 | Maria Paoli | Associazione agricoltura biodinamica |
230 | Giuseppe Bettenzoli | Società della Cura |
231 | Vincenzo Nicola Le Rose | Docente |
232 | Gianni Meazza | Attivista |
233 | Giovanni Caprio | Giornalista |
234 | Vincenzo Nicola Le Rose | Docente |
235 | Marina Mastropierro | Ex assegnista di ricerca – Sapienza – Dipartimento di Scienze sociali ed economiche |
236 | Raffaele Faggiano | ARCI Noerus aps |
237 | Ugo Mancino | Sociologo |
238 | Rosalba Rizzuto | Geologo, ambientalista |
239 | Diana Arena | Insegnante |
240 | Nazarena Lanza | Antropologa, coordinatrice Slow Food |
241 | Zeno Puccioni | Apicoltore, attivista per un’economia di pace e di giustizia |
242 | Alessandro Rinaldi | Pensionato |
243 | Italo Di Sabato | Osservatorio Repressione |
244 | Paolo Venezia | Antropologo |
245 | Daniele Mercogliano | Falegname e insegnante di tai chi chuan |
246 | Eleonora Latini | Laureanda in Antropologia |
247 | Cristina Lucchini | Architetto, docente di liceo |
248 | Michela Entradi | Antropologa, insegnante |
249 | Barbara Grandi | Ginecologa |
250 | Alessio Surian | Professore associato in Pedagogia, Università di Padova |
251 | Ivan Panzeri | Persona fragile |
252 | Sara Ascoli | Antropologo medico, Counselor professionale, Mental Trainer, coach |
253 | Elena Siviero | Educatrice |
254 | Sara Gandini | Epidemiologa/biostatistica, docente Statistica medica, Università statale di Milano |
255 | Luciana Apicella | Giornalista |
256 | Valeria Palazzolo | Insegnante nella scuola secondaria |
257 | Luca Madiai | insegnante |
258 | Aldo Zanchetta | Ricercatore culturale, ingegnere chimico |
259 | Cristiano Mariani | Libero pensatore, Medico del territorio per 40 anni |
260 | Giulio Vulcano | |
261 | Daniela Portonero | Musicoterapista |
262 | Francesca Olivieri | Docente |
263 | Alberto Montanari | Contadino BIOlogo |
264 | Daniela Conti | Biologo |
265 | Eugenio De Blasi | |
266 | Luca Rabaglia | Dottore Commercialista |
267 | Domenico Falconieri | |
268 | Francesca Palombo | Musicista, clown |
269 | Mariantonietta Fasano | Docente scuola secondaria |
270 | Floriana Rocca | Laurea in Sociologia |
271 | Stefano Panzarasa | Scrittore e cantante ecopacifista |
272 | Raffaella Benetti | Musicista, attrice, autrice |
273 | Michele Loche | Libero pensatore |
274 | Ivana Cucca | Facilitatrice, PhD in Architettura |
275 | Luigi Arnaboldi | Cittadino |
276 | Pietro Lonetto | Maresciallo esercito |
277 | Angela Granatiero | Scrittrice |
278 | Ersilia Monti | Bibliotecaria università (scampata alla sospensione con pensionamento anticipato) |
279 | Massimo Ronchieri | Dipendente Banca Etica |
280 | Alessandra Mariani | Dipendente Banca Etica |
281 | Marco Medici | Docente a contratto, Università di Bologna |
282 | Giorgio Sironi | Cittadino |
283 | Antonio Graziadei | |
284 | Lucia Tozzi | Giornalista indipendente |
285 | Francesca Pascalicchio | Tecnologia dei materiali librari (in pensione) |
286 | Guido Dalla Casa | Docente della Scuola di Filosofia Comparativa di Rimini – Esponente italiano dell’Ecologia Profonda |
287 | Lavinia Boggia | Specializzanda Università di Bologna |
288 | Pietro De Marinis | Assegnista di ricerca, Dipartimento di Scienze Agroambientali, Università di Milano |
289 | Fiorella Bomé | Antropologa sociale, cooperante internazionale progetti donne, libera pensatrice e cittadina attiva |
290 | Silvia Guzzi | Traduttrice |
291 | Anna Matarese | Libera Pensatrice |
292 | Rita Lugaresi | Formatrice |
293 | Eleonora Missana | Docente di filosofia |
294 | Alessandra Cangemi | Educatrice, giornalista |
295 | Lucia Morra | Docente a contratto, Università degli studi di Torino |
296 | Isabella Tomassi | Dottoranda in geografia, urbanistica e pianifcazione/precaria |
297 | Gianfranco Laccone | ACU (Associazione Consumatori Utenti) – componente Presidenza nazionale |
298 | Annamaria Rivera | Antropologa, attivista antirazzista, antisessista, antispecista |
299 | Alessandro Talese | Antropologo |
300 | Paola Cozzi | Cittadina |
301 | Maria de Lourdes Beldi de Alcantara | USP-Medicina |
302 | Sean Nevola | |
303 | Jason Nardi | |
304 | Roberto Li Calzi | Agricoltore e tessitore di eticheRETIche |
305 | Tiziana Bonora | Circolo Vita Nova – operatrice turistica |
306 | Giuliana Lain | Docente Scuola Superiore |
307 | Maria Botto | Biologa, operatrice dbn |
308 | Fortunata Iannucci | Cittadina |
309 | Katia Maurelli | Sciamadonne A.P.S – insegnante |
310 | Arianna Lodeserto | Ricercatrice indipendente, un tempo anche docente |
311 | Cristiana Fiamingo | Docente di Storia ed Istituzioni dell’Africa e History & Politics of sub-Saharan Africa, Università degli Studi di Milano |
312 | Anna Invernizzi | Giornalista |
313 | Paola Festari | Cittadina |
314 | Valentina Cosimati | Cittadina |
315 | Federico Esposito | Studente |
316 | Silvia Detti | |
317 | Giulia Pomponi | Libera pensatrice |
318 | Alessandro Paolo | Ricercatore spirituale |
319 | Mara Di Palma | Geologa, insegnante precaria |
320 | Stefania Biondi | Docente Università di Bologna, Dip. Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali |
321 | Daniela Oliva | Sociologa, dirigente di un istituto di ricerca sociale |
322 | M. Elisabetta Zanolin | Prof. Associato, Università di Verona |
323 | Vanna Niccolai | Antropologa |
324 | Claudia Signoretti | facilitatrice di teatro degli oppressi |
325 | Renato Moschetti | Attivista della rivista “Pollicino Gnus” e della Cooperativa Mag6 di Reggio Emilia |
326 | Cristina Notarangelo | Antropologia, Docente scuola superiore di I grado |
327 | Lorenzo Mandelli | Ipnologo |
328 | Matteo Bortolini | Professore associato di Sociologia, Università di Padova |
329 | Marco Moschetti | Ricercatore indipendente |
330 | Laura Bolpin | |
331 | Irene Tria | Psicoterapeuta |
332 | Beatrice Fermo | Consulente editoriale |
333 | Elena Erbi | Università di Trento – Ufficio gestione progetti Polo di Città |
334 | Luca Falconi | Ricercatore ENEA |
335 | Maria Cristina Gemmi | Ostetrica |
336 | Serena Maccaferri | Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, studente in Scienze e tecniche psicologiche |
337 | Marina Biondi | Assistente di vita |
338 | Sandro Martis | Sospeso |
339 | Marco De Guio | |
340 | Jacopo Rasmi | Professore associato in Arti Visive, Université Jean Monnet (Francia) |
341 | Haidi Gaggio Giuliani | Insegnante pensionata |
342 | Titus Van Eck | Videomaker |
343 | Francesca Tondi | Psicoterapeuta |
344 | Luca Piercecchi | Traduttore |
345 | Laura Daví | Libera ricercatrice |
346 | Roberto Galantini | Insegnante di scuola media |
347 | Nicoletta Magrino | Docente |
348 | Paola Greganti | Pedagogista |
349 | Emanuela Baliva | |
350 | Marta Venturini | |
351 | Luca Panseri | Psichiatra e psicoterapeuta |
352 | Nuvola Vandini | Danzatrice, coreografa, docente. |
353 | Patrizia Quaranta | Tuttofare |
354 | Valeriana Tesi | |
355 | Vincenzo De Alfieri | Ex insegnante scuola superiore |
356 | Elisabetta Scio | Dipendente università |
357 | Carla Bottiglieri | |
358 | Ivana Gaio | Libera professionista |
359 | Paola Graziani | |
360 | Marta Bertora | Genitore, libero professionista |
361 | Giuseppe Butera | Sempliciotto |
362 | Niccolò Zucconi | Sound designer |
363 | Carla Diddi | ATTAC-Roma |
364 | Antonella Selva | Associazione Sopra i ponti – Bologna |
365 | Daniela Dente | Artista, restauratrice, attivista “Donne in nero” |
366 | Ingrid Pedrazzini | Filosofa, ricercatrice indipendente |
367 | Vittorio Patrignani | Imprenditore |
368 | Rita De Carli | Ricercatrice e psicologa |
369 | Chiara Bighiani | Pedagogista, educatrice |
370 | Maria Antonietta Paparella | |
371 | Margherita Castellucci | Dipendente |
372 | Luca Drovandi | Artigiano della pietra a secco |
373 | Barbara Aiolfi | Dottoranda in Antropologia Sociale e Culturale, Università di Milano Bicocca |
374 | Renata Vela | Ex docente di matematica e formatore del PNI |
375 | Marina Usai | Pedagogista/Educatrice |
376 | Francesca Quarantini | Docente |
377 | Vitantonio Lagonigro | Funzionario |
378 | Daria Casali | Femminista ecologista |
379 | Sylvia Engber | Psicologa |
380 | Maria Emiliana Ricciardi | Impiegata, Università di Padova |
381 | Giorgia Bocedi | Libera pensatrice |
382 | Claudio Paolantoni | CTER c/o Istat, laurea magistrale in ecologia e biologia evoluzionistica |
383 | Rolando Magnano | |
384 | Claudio Bitelli | libero pensatore |
385 | Caterina Serenari | Insegnante scuola secondaria |
386 | Laura Lombardi | Docente di storia e filosofia nei Licei |
387 | Massimo Ronchieri | Dipendente Banca Etica |
388 | Stefano Daolio | Architetto |
389 | Rita Colarieti | AnimaLibera |
390 | Laura Bassi | Laureata in antropologia |
391 | Stefano Montes | Ricercatore in antropologia, Università di Palermo |
392 | Laura Burocco | Ricercatrice in Studi decoloniali e capitalismo cognitivo, CRIA – Lisbona |
393 | Enrico De Luca | Docente ed esperto di turismo |
394 | Alessandra Ferlito | Ricercatrice indipendente |
395 | Ivana Graglia | Infermiera in pensione |
396 | Nicoletta Poidimani | Ricercatrice indipendente |
397 | Silvia Stefani | Antropologa |
398 | Yesmin Rhimi | Mediatrice interculturale, scienziata sociale, rider, femminista intersezionale decoloniale anticapitalista |
399 | Monica Rossi | Antropologa, transfemminista, antispecista. |
400 | Fabiana Dellapiazza | Impiegata |
401 | Annamaria Calandra | |
402 | Roberto Nerla | Operatore Socio Sanitario |
403 | Elisabetta Benigni | Professoressa associata di Lingua e letteratura araba, Università di Torino |
404 | Aldo Femia | Primo ricercatore Istat, economista ecologico |
405 | Letizia Cosentino | Assistente sociale |
406 | Cecilia Milza | Artista, art counsellor, docente – sospesa – di materie artistiche, Scuola secondaria di II grado |
407 | Andrea Monaci | Personale tecnico-Amministrativo, Università degli studi di Siena |
408 | Silvia Puccini | Impiegata |
409 | Matteo Polettini | Ricercatore in Fisica, Università del Lussemburgo |
410 | Serena Tomiati | Insegnante |
411 | Massimo Zincone | |
412 | Stefania Schubeyr | Artista, insegnante, madre, libera pensatrice |
413 | Gloria Zannini | Psicologa, psicoterapeuta per l’infanzia e l’adolescenza |
414 | Paola Mariani | Traduttrice |
415 | Edoardo Maria Bianchi | Dottore di ricerca in Philosophy, Science, Cognition and Semiotics, Università di Bologna |
416 | Betty Argenziano | Architetta, impiegata, scrittrice, pittrice, femminista, sostenitrice del diritto all’autodeterminazione e all’inviolabilità del nostro corpo. |
417 | Diego Bressan | Operaio |
418 | Pietro De Domenico | Healing Facilitator |
419 | Charlotte Napoli | Educatrice |
420 | Aglaya Jimenez Turati | Esperta in storytelling terapeutico, docente di lingua e letteratura spagnola e inglese |
421 | Aglaia Kochelokhov | Operatrice olistica |
422 | Fabio Mangani | Presidente e responsabile legale dell’Associazione Nazionale di Protezione Civile PROCIV-ARCI |
423 | Emma Biglioli | Musicista e studentessa di Linguistica presso l’Università di Pisa |
424 | Natalia Grifoglio | Geologa, libera pensatrice |
425 | Chiara Cardelli | |
426 | Francesco Mizzau | Editore |
427 | Venturi Davide | Impiegato |
428 | Roberto Calmanti | Chimico, Università Ca’ Foscari Venezia |
429 | Cristina Daniele | Impiegata |
430 | Pietro Deandrea | Professore associato di Letteratura inglese, Università di Torino |
431 | Diego Puzzo | Studente |
432 | Walter Giubbilini | Pedagogista |
433 | Manfredi Longo | Ricercatore, Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (INGV), Palermo |
434 | Amelia Lazzari | Ricercatrice |
435 | Piero Purich | Storico, PhD conseguito presso l’Alpen Adria Universität di Klagenfurt (Austria) |
436 | Giovanni Pandolfini | Contadino, libero pensatore |
437 | Sebastiana Ottaviani | Libera pensatrice, ex dipendente ASL |
438 | Silvia Scaffidi | Insegnante laboratorio di lettura |
439 | Ivan Crico | Artista, poeta, docente |
440 | Maria Vittoria Rejna Negri | |
441 | Francesco Di Biase | Insegnante, sospeso dal servizio |
442 | Rosaria Raschella | |
443 | Maura Beretta | |
444 | Roberto Greco | Impiegato |
445 | Rachele Foschi | Professore associato, Dipartimento di Economia, Università di Pisa |
446 | Rosanna Camerlingo | Psicologia e sociologia |
447 | Giuseppe Esposito | Biologo |
448 | Laura Remaschi | PhD in Psicologia sociale e di comunità, psicoterapeuta |
449 | Carlotta De Sanctis | Assegnista di ricerca, Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, Università IUAV di Venezia |
450 | Roberta Boccato | Assistente sociale e mediatore dei conflitti |
451 | Loredana Morena | |
452 | Giulia Vidolin | Psicologa |
453 | Elisa Ghittoni | Assistente sociale |
454 | Siro Nicolazzi | Scienze e Tecnologie per l’Ambiente, Guida Ambientale, Pisa |
455 | Pierluigi Dell’Aquila | Scienziato Politico, impiegato, ricercatore indipendente |
456 | Raffaele Urselli | Assegnista di ricerca, Dipartimento di Scienze della Formazione, Università di Roma Tre |
457 | Erika Ferraguti | Educatrice |
458 | Elisabetta Forni | già Professore aggregato di Sociologia urbana, Politecnico di Torino |
459 | Luca Borotti | Progettista meccanico |
460 | Luigi Contadini | Professore associato di Letteratura spagnola, Università di Bologna |
461 | Carlo Melito | |
462 | Valentina Claudili | |
463 | Paolo Varese | Libero professionista, ricercatore freelance |
464 | Federica Alberino | Antropologica (di animo) |
465 | Tommaso Palmieri | Laureato in Filosofia, studioso di Filosofia ed Epistemologia |
466 | Chiara Gentosi | Studentessa di Sociologia, Sapienza Università di Roma |
467 | Nicoletta Salati | Insegnante di scuola secondaria |
468 | Donatella D’Acunio | |
469 | Marco Leotta | |
470 | Michele Grandi | Dottorando in antropologia, Sapienza Università di Roma |
471 | Alessandro Palmieri | Traduttore, ricercatore indipendente |
472 | Livia Marques | Libera pensatrice tra Danza e Antropologia |
473 | Simone Mestroni | Antropologo e documentarista |
474 | Leila Spignese | Restauratrice, Attrice teatro dell’Oppresso (Parteciparte, Roma) |
475 | Gilda Dina | Traduttrice |
476 | Giuseppe Nerilli | Docente, ecologo |
477 | Nancy Aluigi Nannini | Antropologa, documentarista, insegnante |
478 | Giustina Perfetto | Avvocato |
479 | Carlotta Gasperini | |
480 | Luca Abbà | Coltivatore di montagna |
481 | Elena Bondi | Attrice e traduttrice |
482 | Alex Tattoli | Dubitatore indipendente |
483 | Maddalena Sala | Educatrice professionale |
484 | Mattia Galeotti | Postdoc in matematica, Università di Bologna |
485 | Enrico Milazzo | Dottorando in Antropologia |
486 | Stefano D’Andrea | Professore associato di Diritto privato, Università della Tuscia |
487 | Francesca Capelli | Docente associata e ricercatrice, Università del Salvador – Buenos Aires |
488 | Selene Aglietti | Genuino Clandestino Firenze |
489 | Paolo Capriati | Dottorando |
490 | Roberto Lande | Biologo, Ricercatore ISS |
491 | Domenico Scalzo | Professore associato in Filosofia Politica, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo |
492 | Marco Rizzo | Insegnante |
493 | Asia Cosma | Antropologa |
494 | Alessandra La Torre | Naturalista |
495 | Marco Montanari | Filosofo |
496 | Giuseppe Manildo | Insegnante |
497 | Mario Gamba | Giornalista per il Manifesto dal 1977 |
498 | Metis Bombaci | Dottoranda in antropologia, Centro Studi Territoriali DDISA, Lentini (SR) |
499 | Luca Pozzi | Consulente Assicurativo |
500 | Maria Rosaria D’Oronzo | Psicologa, fondatrice del Centro di Relazioni Umane di Bologna |
Adesioni non confermate:
Arianna Bello (Professoressa associata, Scienze della formazione, Università Roma 3) - Raffaele Zanoli (Professore ordinario, Scienze agrarie, Università Politecnica delle Marche) - Cristiana Corsi (Professoressa associata, Dipartimento di Ingegneria, Università di Bologna) - Nicoletta Petrolini (Università degli Studi di Parma) - Ugo Mattei (Professore in Legge, Hastings University, San Francisco) - Giandomenico Giannetto (Medicina a piccole dosi) - Alessandro Di Stefano - Annarita Pagliara - Nicoletta Cocchi - Danila De Angelis - Roberta Orlandi - Francesco Podda - Paolo Offer - Giuseppe Desiderio - Dino Mengucci - Antonella Giannini - Silvia De Cataldo - Andrea Santoro - Carla Collodi - Valeria Rossi - Ilia Dainelli - Alberto Bertocchi - Pasquale Maule - Monica Scarfò - Fabio Pollono - Claudia Castelletti - Barbara Caridi - Elisabetta Giorgi - Simonetta Palazzi - Mauro Beggio - Massimo Ronchieri - David Ghelardi - Fabrizio Casoli - Manuela Mura - Vanessa Fiderio - Sabina Morici - Silvana Nozzolillo - Raffaella Filippini - Angela Clarice Orsini Delvecchio - Laura Savaglio - Sonia Bellini - Nicoletta Seccacini - Silvia Forni - Fiamma Lotti - Franco Cuomo - Carolina Mancini - Michela Turrini - Andrea Guadagni - Laura Bellucci - Flora Bisogno - Francesca Capelli - Lucia Galli - Riccardo Malatto - Valentina Diomede - Francesca Barabino - Gaia Saviotti - Clara Parisi - Alida Cella - Carmen Ruello - Fabio Bucca - Salvatore Valiante - Luca Zanetti.
A SEGUITO DELL'INVITO AL DIBATTITO RIPORTATO QUI SOPRA, ED ALLA RACCOLTA DI ADESIONI CHE NE E' SEGUITA, AD APRILE 2022 ABBIAMO ORGANIZZATO UN CONVEGNO A NAPOLI: TUTTI GLI INTERVENTI SI TROVANO QUI
"Unificare reca salute (...) Gli incerti si uniscono pian piano"